Conoscenza della Verità

“Bisogna insistere nella conoscenza della verità, perché, se una cosa non si conosce, non si può amare. La virtù è propria della persona che ha intelligenza: il virtuoso quindi deve ragionare, e poi comportarsi da intelligente e non da stupido; perché, purtroppo, chi non ha intelligenza non può essere molto virtuoso, fa le cose solo naturalmente, senza merito; ed avrà da Dio quel tanto di merito che è proporzionato alla sua intelligenza”» [padre Pio]
dal libro “Padre Pio. Profilo di un santo“ di Padre Marcellino Iasenzaniro

 

Un invito per i laici

Perché oggi non possiamo essere clericali:

http://www.totustuus.it/perche-oggi-non-possiamo-essere-clericali/

Un estratto di questo interessante articolo, stimolante sicuramente:

Te Deum laudamus perché è questa la sfida che, col Tuo aiuto, ci chiami ad affrontare.
Sapere che non ci sono altri che assumono le responsabilità che toccano a noi. E che anzi tra coloro da cui attendiamo sostegno qualcuno scompare sul più bello, o addirittura fa l’occhiolino al nemico.
All’inizio non comprendiamo, come don Camillo, nella Biblia pauperum guareschiana: andiamo a lamentarcene davanti al Crocifisso, e Lui, con le braccia aperte e con le mani forate, ci ricorda senza rimprovero: «E che dovrei dire io?».

Te Deum laudamus perché, nel tempo e nelle difficoltà nelle quali ci fai vivere, ci poni nella necessità di non essere clericali.
Di affiancare la fedeltà alla Chiesa e al suo magistero – quello vero, non quello filtrato da Repubblica – con la virile consapevolezza che non ci sono altri che recitano la parte che ci hai dato.
Di amare i pastori, essere loro devoti e pregare per loro pur quando si fanno perdere di vista o piantano cartelli sbagliati: ma se ciò avviene nel terreno che ci compete come laici è a noi che spetta.
Fermarsi in attesa di veder comparire il cartello grande, chiaro e lucido fa perdere quel tempo che ci hai donato come un talento, per essere commerciato e non occultato.
Te Deum laudamus perché ci vuoi uomini; di fiduciosa preghiera, ma anche di azione responsabile, in un momento di così accentuata irrilevanza, e quindi di sacrificio.
Il nostro, non quello degli altri.

Dubia? Sempre!

Leggendo la prima lettura di oggi ci hanno colpito questi versetti (dal libro del Deuteronomio 18):

Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.
Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dei, quel profeta dovrà morire.

E questi versetti sono utili per chiarire il senso di questo blog. Non pensiamo di avere la Verità in mano. Vogliamo assolutamente seguirla. Quindi i “Dubia”, non quelli dei cardinali, noi ce li poniamo continuamente: cosa vuole il Signore da noi? Perché ci sono segnali di confusione? E questa confusione non è un’impressione di alcuni ma di molti all’interno della Chiesa. E allora il dubbio si ripropone: cosa vuole il Signore da noi in questi tempi? Seguire i pastori a prescindere o, con atteggiamento critico, seguire il Verbo fattosi carne in Gesù Cristo? La risposta? Preghiamo che il Signore ci illumini. Se stiamo percorrendo una via errata, una volta accortisi, ci rimetteremo in cammino sulla Via che dona la Vita.
Il nostro è anche un grido di aiuto… se stiamo sbagliando, fatecelo capire! Noi cerchiamo di coniugare fede e ragione per comprendere. Come diceva san Giovanni Paolo II (lettera enciclica “Fides et Ratio” – 1998):

Lo specchio vanitoso

Uno specchio, antico e prezioso, iniziò a porsi dei dubbi. Ogni volta che qualcuno gli si parava davanti notava espressioni o gesti particolari. Chi si sistemava i capelli, chi socchiudeva gli occhi, chi li sgranava, chi passava la lingua davanti ai denti anteriori con la bocca chiusa, qualcuno si metteva di profilo e addirittura, qualcun altro si metteva di spalle contorcendosi per rimirare il proprio posteriore. Quello però che sorprendeva di più lo specchio erano le frasi che uscivano dai soggetti che si ponevano davanti a lui. “Che occhi!”, “Mamma mia, devo farmi la barba”, “Meglio se sto a casa oggi!”, “Son proprio bello!”…
Insomma.. possibile che uno gli si mettesse davanti e invece di fargli apprezzamenti se ne uscisse con tali espressioni che nulla avevano a che fare con lui? Non riusciva a comprendere.
Ma un giorno un tale gli si pose davanti. Si pose degli occhiali sul naso e continuava a muovere il capo. Ad un certo punto il riflesso sugli occhiali gli svelò l’arcano: il tipo non stava scrutandolo ma si rimirava sull’immagine che lui stesso, lo specchio, stava producendo.
Questo lo sconvolse per un po’ di giorni. Continuava a pensare: “non è me che guardano!”.

Approfondisci

Santa Eucaristia

Cosa insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica sull’Eucaristia.

Ricordiamolo con questo schema a domande e risposte di un articolo di Istruzione cattolica.


Segnalo questi punti essenziali:

12. Come Gesù è presente nell’Eucaristia?

Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.

13. Che cosa significa transustanziazione?

Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le «specie eucaristiche», rimangono inalterate.

14. La frazione del pane divide Cristo?

La frazione del pane non divide Cristo: egli è presente tutto e integro in ciascuna specie eucaristica e in ciascuna sua parte.

15. Fino a quando continua la presenza eucaristica di Cristo?

Essa continua finché sussistono le specie eucaristiche.

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