Metto in evidenza alcuni termini di cui, veramente, non ne posso più tanto sono inflazionati, termini utilizzati per giustificare questa “nuova pastorale” vuota, che punta al dialogo tra entità senza identità. Si dimentica che il dialogo è uno strumento non il fine!
Come un pellegrino che ha dimenticato la meta e vive solo per stare in strada, divenendo solo un … vagabondo!
Accompagnare – Azione da compiere sulla via del discernimento. Come per accogliere, verbo altamente consigliato, strategico. Un cattolico aggiornato è un cattolico che accompagna. Mai specificare per andare dove. Usare spesso l’espressione “percorso di accompagnamento”, possibilmente con il volto atteggiato a comprensione e misericordia.
Discernimento – Parola determinante. Avviene sempre e comunque nell’ascolto e nel cammino di accompagnamento. Il discernimento sia responsabile e serio. Il suo processo avvenga all’interno di una pastorale non fredda. Il suo fine sia distinguere esaminando le circostanze attenuanti. Usarlo in sostituzione del concetto di verità. Contrapporre con decisione ad autorità e norma. Fa ritrovare il gusto della libertà. Il cattolico aggiornato sostanzialmente è uno che discerne.
Dottrina – Se ne parli il meno possibile. Parola che non piace alla Chiesa Accogliente, perché porta con sé l’immagine di qualcosa di certo. Da prendere sempre con le molle. Mai accostarla a “retta”. Chi se ne occupa pecca di astrattezza. Non può sostituire il discernimento. Quando se ne esce, si ritrova il gusto della libertà. Se per caso scappa di citarla, dire che si sta parlando per assurdo.