La dottrina Sociale della Chiesa

In questa intervista a Stefano Fontana, giornalista e scrittore, nonché direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa, dice chiaramente che

“Per uscire dalla crisi bisogna abbandonare Rahner”

e che

“Ai laici bisogna tornare ad insegnare la retta (e completa) Dottrina sociale della Chiesa. Bisogna tornare ad insegnare e a formarsi alla verità. E bisogna farlo dal basso, anche in piccole iniziative. Il ruolo primario in questo momento spetta ai laici. Però senza un intervento provvidenziale dall’Alto, ciò non basterà”

https://cooperatores-veritatis.org/2018/03/03/intervista-a-stefano-fontana/ dal sito Cooperatores Veritatis

Chiarezza e Verità

Un primo articolo dal blog di Costanza Miriano sulla confusione di un “pastore” (?)
https://costanzamiriano.com/2018/02/05/come-puo-la-chiesa-chiedere-fedelta-al-peccato/

Il titolo chiarisce subito la questione: Come può la Chiesa chiedere fedeltà al peccato?
E il richiamo è rivolto ad un sacerdote (?) che invita gli omosessuali alla fedeltà nella loro relazione.
L’articolo è, come al solito chiaro, ma in questo caso, anche piuttosto veemente proprio per la gravità delle scelte di questo prete torinese.

Grazie a Dio, qualche prelato – il Vescovo di Torino! – che conosce i fondamentali (Catechismo della Chiesa Cattolica) richiama tutti all’ordine precisando che

Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro.
Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali, che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.

http://www.diocesi.torino.it/site/pastorale-degli-omosessuali-intervento-di-mons-nosiglia/

Conoscenza della Verità

“Bisogna insistere nella conoscenza della verità, perché, se una cosa non si conosce, non si può amare. La virtù è propria della persona che ha intelligenza: il virtuoso quindi deve ragionare, e poi comportarsi da intelligente e non da stupido; perché, purtroppo, chi non ha intelligenza non può essere molto virtuoso, fa le cose solo naturalmente, senza merito; ed avrà da Dio quel tanto di merito che è proporzionato alla sua intelligenza”» [padre Pio]
dal libro “Padre Pio. Profilo di un santo“ di Padre Marcellino Iasenzaniro

 

Dubia? Sempre!

Leggendo la prima lettura di oggi ci hanno colpito questi versetti (dal libro del Deuteronomio 18):

Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.
Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dei, quel profeta dovrà morire.

E questi versetti sono utili per chiarire il senso di questo blog. Non pensiamo di avere la Verità in mano. Vogliamo assolutamente seguirla. Quindi i “Dubia”, non quelli dei cardinali, noi ce li poniamo continuamente: cosa vuole il Signore da noi? Perché ci sono segnali di confusione? E questa confusione non è un’impressione di alcuni ma di molti all’interno della Chiesa. E allora il dubbio si ripropone: cosa vuole il Signore da noi in questi tempi? Seguire i pastori a prescindere o, con atteggiamento critico, seguire il Verbo fattosi carne in Gesù Cristo? La risposta? Preghiamo che il Signore ci illumini. Se stiamo percorrendo una via errata, una volta accortisi, ci rimetteremo in cammino sulla Via che dona la Vita.
Il nostro è anche un grido di aiuto… se stiamo sbagliando, fatecelo capire! Noi cerchiamo di coniugare fede e ragione per comprendere. Come diceva san Giovanni Paolo II (lettera enciclica “Fides et Ratio” – 1998):

Lo specchio vanitoso

Uno specchio, antico e prezioso, iniziò a porsi dei dubbi. Ogni volta che qualcuno gli si parava davanti notava espressioni o gesti particolari. Chi si sistemava i capelli, chi socchiudeva gli occhi, chi li sgranava, chi passava la lingua davanti ai denti anteriori con la bocca chiusa, qualcuno si metteva di profilo e addirittura, qualcun altro si metteva di spalle contorcendosi per rimirare il proprio posteriore. Quello però che sorprendeva di più lo specchio erano le frasi che uscivano dai soggetti che si ponevano davanti a lui. “Che occhi!”, “Mamma mia, devo farmi la barba”, “Meglio se sto a casa oggi!”, “Son proprio bello!”…
Insomma.. possibile che uno gli si mettesse davanti e invece di fargli apprezzamenti se ne uscisse con tali espressioni che nulla avevano a che fare con lui? Non riusciva a comprendere.
Ma un giorno un tale gli si pose davanti. Si pose degli occhiali sul naso e continuava a muovere il capo. Ad un certo punto il riflesso sugli occhiali gli svelò l’arcano: il tipo non stava scrutandolo ma si rimirava sull’immagine che lui stesso, lo specchio, stava producendo.
Questo lo sconvolse per un po’ di giorni. Continuava a pensare: “non è me che guardano!”.

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