“Essere cattolico” che significa?

Ho letto vari editoriali sull’analisi del voto, in particolare del voto cattolico.
Non voglio entrare nel merito sugli impegni che si prefissa il Popolo della Famiglia, il partito che esplicitamente si rifà alla Dottrina sociale della Chiesa per difendere quei principi e valori cristiani cattolici.
C’e una questione che reputo però prioritaria e indefettibile e sono proprio i valori cristiani appena citati.
Mi sembra che il Popolo della Famiglia abbia molto chiaro quali siano questi valori e questo mi rincuora e rasserena. Non li ribadisco in questo articolo ma li sottoscrivo uno ad uno (sono stati presentati chiaramente e senza sconti in campagna elettorale ma anche in questi giorni).
Il problema però va esteso al voto cattolico e qui nasce la questione essenziale: cosa significa definirsi cattolico? Può definirsi cattolico un premier che poi fa approvare le unioni civili? Può definirsi cattolico chi vuole benedire l’unione omosessuale? Può definirsi cattolico chi promuove l’aborto? Può definirsi cattolico chi elogia premia personalità discutibili che hanno propagandato azioni contro la morale cattolica? Può definirsi cattolico chi, purtroppo in ruoli istituzionali per la difesa della Vita, giustifica l’eutanasia non riuscendo a distinguere tra cure palliative e accanimento terapeutico?

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La dottrina Sociale della Chiesa

In questa intervista a Stefano Fontana, giornalista e scrittore, nonché direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa, dice chiaramente che

“Per uscire dalla crisi bisogna abbandonare Rahner”

e che

“Ai laici bisogna tornare ad insegnare la retta (e completa) Dottrina sociale della Chiesa. Bisogna tornare ad insegnare e a formarsi alla verità. E bisogna farlo dal basso, anche in piccole iniziative. Il ruolo primario in questo momento spetta ai laici. Però senza un intervento provvidenziale dall’Alto, ciò non basterà”

https://cooperatores-veritatis.org/2018/03/03/intervista-a-stefano-fontana/ dal sito Cooperatores Veritatis

Le basi della dottrina cristiana

Da https://gloria.tv/article/2vyEMGiQqGpY1DRKd6CnEfzbe i 14 punti fondamentali della nostra fede. Ecco i primi 5 punti:

1. Siete voi cristiano?
Si, io sono cristiano per grazia di Dio.

2. Perché dite voi: per grazia di Dio?
Io dico per grazia di Dio, perché l’essere cristiano è un dono tutto gratuito di Dio, che noi non abbiamo potuto meritare.

3. Chi è vero cristiano?
Vero cristiano è colui che è battezzato, che crede e professa la dottrina cristiana e obbedisce ai legittimi Pastori della Chiesa.

4. Che cosa è la dottrina cristiana?
La dottrina cristiana è la dottrina che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la strada della salute.

5. È necessario imparare la dottrina insegnata da Gesù Cristo?
E certamente necessario imparare la dottrina insegnata da Gesù Cristo e mancano gravemente quelli che trascurano di farlo.

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In questo articolo, Aldo Maria Valli “punge”, con sottile ironia, la frenesia di quella Chiesa che è più preoccupata ad essere considerata ed accettata dal mondo che dal portare la Verità nel mondo! Lo fa introducendo le parole del Vocabolario utilizzato da questi pastori così alla moda.

Metto in evidenza alcuni termini di cui, veramente, non ne posso più tanto sono inflazionati, termini utilizzati per giustificare questa “nuova pastorale” vuota, che punta al dialogo tra entità senza identità. Si dimentica che il dialogo è uno strumento non il fine!
Come un pellegrino che ha dimenticato la meta e vive solo per stare in strada, divenendo solo un … vagabondo!

Accompagnare – Azione da compiere sulla via del discernimento. Come per accogliere, verbo altamente consigliato, strategico. Un cattolico aggiornato è un cattolico che accompagna. Mai specificare per andare dove. Usare spesso l’espressione “percorso di accompagnamento”, possibilmente con il volto atteggiato a comprensione e misericordia.

 

Discernimento –  Parola determinante. Avviene sempre e comunque nell’ascolto e nel cammino di accompagnamento. Il discernimento sia responsabile e serio. Il suo processo avvenga all’interno di una pastorale non fredda. Il suo fine sia distinguere esaminando le circostanze attenuanti. Usarlo in sostituzione del concetto di verità. Contrapporre con decisione ad autorità e norma. Fa ritrovare il gusto della libertà. Il cattolico aggiornato sostanzialmente è uno che discerne.

 

Dottrina – Se ne parli il meno possibile. Parola che non piace alla Chiesa Accogliente, perché porta con sé l’immagine di qualcosa di certo. Da prendere sempre con le molle. Mai accostarla a “retta”. Chi se ne occupa pecca di astrattezza. Non può sostituire il discernimento. Quando se ne esce, si ritrova il gusto della libertà. Se per caso scappa di citarla, dire che si sta parlando per assurdo.

 

Contraccezione doverosa?

Con il grimaldello del “discernimento” accompagnato dal ritornello del “caso da valutare” si vuole smontare la Dottrina.

in questo articolo, Aldo Maria Valli, analizza i pericoli del relativismo adottato da alcuni pastori: Un altro colpo di piccone all’insegnamento morale della Chiesa

Come nota Seifert, affermando che le norme della legge naturale sono storiche si mette in discussione alla radice il valore eterno e universale della norma morale e si apre la via al dominio dell’uomo sull’uomo.

A proposito di contraccezione, il vecchio argomento utilizzato già cinquant’anni fa dai critici di «Humane vitae» sostiene che una grande percentuale di sposi cattolici pratica abitualmente la contraccezione e non accetta la norma indicata dalla Chiesa. Tanto è vero che preti e vescovi preferiscono non parlarne. Ma con ciò? Significa forse che sarebbe giustificato non rispettare l’ottavo comandamento, e non richiamarlo, perché la maggioranza dei cattolici mente?Legando ciò che è buono o cattivo alle situazioni concrete e al giudizio soggettivo si aprono prospettive inquietanti. Ecco perché, ricorda Seifert, il proporzionalismo morale è dichiarato falso, e pericoloso, non solo dalla Chiesa, ma anche da altre religioni e dalla ragione umana, attraverso il pensiero di grandi filosofi come Socrate e Platone.