La Chiesa in uscita sa dove andare? E dove condurre le sue pecore?

In questi giorni ci chiedevamo: qual è il nostro stato d’animo attuale?

Questo blog era nato con un obiettivo molto semplice: nella confusione assoluta in cui stava piombando la chiesa con il nuovo vescovo di Roma e i suoi primi documenti ufficiali (Laudato sii e Amoris Laetitia) si mandavano segnali chiari, ma al tempo stesso, confusi e criptici. Le priorità della chiesa stavano cambiando? La cura del Creato veniva scavalcata dall’ecologismo?
Le regole evidenti iniziavano ad essere confutate (magari in una nota a pie di pagina)? Invece di motivare alcune norme spiegandone l’obiettivo, il fine superiore, il bene insito nel seguirla si preferiva abbandonarla perché troppo difficile? In questo caos, dicevamo, il nostro obiettivo era quello di ritrovare dei punti fermi, dei pastori che ancora avessero cura delle pecorelle smarrite. I proclami erano di una chiesa in uscita. Il dialogo, l’incontro con l’altro, tutti strumenti diventati il fine!

Ma il problema non è uscire se non si sa dove andare! E, soprattutto, la domanda è: si sa dove condurre le pecorelle affidate?

La ricerca ossessiva dell’altro, rinunciando alla propria identità, osiamo dire, quasi dimenticando la buona notizia che è il motore propulsore che ci spinge verso l’altro.

Il paradosso. E’ arrivato chiaro un SOS perché il mondo si sta distruggendo: l’aborto dilaga, non sappiamo più accogliere queste creature indifese, il denaro è l’unico criterio in ogni azione, anche quella verso il sofferente (l’immigrazione è un affare da miliardi di euro!). In questa situazione drammatica in cui il mondo sta deragliando noi, vigili del pronto intervento, usciamo con le nostre macchine?
E quando raggiungiamo il treno in corsa che sta deragliando lo riportiamo sui binari (sulla retta via)? Certo che no! Secondo chi ci guida dovremmo saltare in carrozza! Per dialogare, per fratellanza, per incontrare! E lasciamo che il treno continui la sua folle corsa con le persone che si voleva (?) soccorrere. E noi con loro!
Ma il treno deraglierà perché non c’è Salvezza se non in Cristo: “io sono la Via, la Verità, la Vita”.

Tutto questo per arrivare al nostro stato d’animo attuale. Non siamo più smarrite! O solo in parte oramai. Tutto è abbastanza chiaro.
I vertici di questa Chiesa, chi dovrebbe guidare questa Chiesa, se sentissero don Bosco pronunciare il suo “da mihi animas cetera tolle” si chiederebbero “dove sono queste facce di tolla”? Non rendendosi conto che le facce son le loro e che lo smarrimento di molti laici cattolici è passato ed il sentimento è, ora, di abbandono.
Sì, ci sentiamo pecorelle abbandonate. Come il Cristo che ci attende in chiesa: ma ha dovuto aspettare! C’era prima la salute, non certo la salvezza (dell’anima!)
Siamo abbandonate da chi ci dovrebbe aiutare a mettere in ordine le nostre priorità quotidiane e della nostra vita. E la priorità è una sola: la salvezza eterna della nostra anima. E di ogni anima.
Dell’abortista. Del dittatore comunista. Del sovranista. Del capitalista.
Altrimenti qual è il senso di questo cammino terreno? Siamo destinati a diventare concime? O cibo per vermi?
Ad ognuno di loro dobbiamo aprire le braccia ed offrire la conversione.
Non dividere in buoni e cattivi. Magari facendo confusione pure tra chi è buono e chi è cattivo. Agli occhi di Dio Padre misericordioso tutti sono buoni. Ma anche tutti peccatori. E solo nella consapevolezza dell’essere nel peccato si può raggiungere l’essere buono che Dio ha immaginato (visto che Gli assomigliamo!).

pecorellesmarrite

Laico cristiano cattolico smarrito

One thought to “La Chiesa in uscita sa dove andare? E dove condurre le sue pecore?”

  1. Dear P.A. (Pecorelle Abbandonate),
    grazie anche per questo dono di oggi, per aver chiarito con tanta energia e lucidità il vostro sentirvi ed essere abbandonate.
    Sono profondamente convinto che anche un pastore, nell’ottica cattolica, è una pecora lontana dalle 99 rimaste vicino a Dio: ha bisogno di essere ritrovata dal Buon Pastore e dai pastori (anche se è sempre più difficile distinguerli dai ladri).
    Nel nostro vagare di pecore ormai motorizzate (quindi più difficili da recuperare) acceleriamo a tutto gas:
    1. nella preghiera quotidiana autentica (non formale, non moralistica o intellettualistica)
    2. nel cercare altre pecore disperse che hanno finito il carburante e possono solo aspettare il Pastore e il pastore: potresti essere proprio tu il “facente funzione” del vero e unico Pastore
    3. nel perdere l’orgoglio che ci fa dire: “ormai sono una pecora abbandonata, non verrà a cercarmi nessuno”, ma guardare alle persone semplici, di fede, che ci circondano
    4. soprattutto nel ripetere con Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Forse ci sentiremo in croce, ma in ottima compagnia… e qualcosa cambierà.
    NB. Mi è capitato più volte, parlando a delle pecorelle smarrite, di consigliare loro la frequente, calma e pacata ripetizione dell’invocazione “Vieni, Santo Spirito”. Per dire la situazione in cui siamo finiti, 9 volte su 10 (compresi preti e suore) mi chiedevano: “Ma è un mantra?” No, è una cosa cattolica e di carità che si chiama preghiera. Non è un egocentrico mantra (nonostante le stupidaggini del dialogo interreligioso, per favore, rimaniamo cattolici)

    Un Pastore Smarrito (ma non Abbandonato da Dio e dai pochi veri Pastori rimasti in giro)

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