Tra i rovi

Ecco un nuovo dialogo tra Pecora e Pastore. Il Pastore è preoccupato per..

Pecorella: Buongiorno pastore. Oggi non ti do alcun spunto, ti lascio scegliere. Di che cosa vorresti discutere?

Pastore: Oggi sono particolarmente preoccupato per le tante Pecorelle che vivono tra i rovi dell’infelicità e della lontananza da Cristo e, allo stesso tempo, per i Pastori che vivacchiano, non mostrando alcuna preoccupazione per la vera crisi di fede che ci attraversa e ci circonda.

Pecorella: E’ bello sentire un pastore che si preoccupa ancora per noi! Magari non sempre siamo infelici e lontani da Cristo ma siamo comunque smarrite perché non ci viene indicata la “retta via”. Ma quali sono, a tuo parere, i segni evidenti di questa “vera crisi di fede”?

Pastore: C’è anzitutto da sottolineare un segno cruciale: quanti, anche nella Chiesa, si chiedono come annunciare Cristo, come vivere un’esistenza sotto la forma di Cristo?

Nella concretezza, ne scelgo tre segni particolarmente tristi:
– Le chiese pressoché vuote di giovani tra i 15 e i 30 anni
– La mancanza di dialogo tra i Movimenti laicali e giovanili ecclesiali (che raccolgono ancora tantissime persone!) e il clero diocesano.
– La totale assenza in politica dei veri cristiani alla De Gasperi, La Pira…

Pecorella: Mi sembrano chiare le strategie che indichi. Ma mi permetto di fare un passo indietro. Qual è il fine? Don Bosco lo sintetizzò in maniera efficace e magnifica: “da mihi Animas, cetera tolle”. Mi sembra chiaro l’obiettivo, no?

Pastore: Non mi sono ancora arrischiato ad indicare delle strategie, ho solo provato a far emergere dei dati di fatto. L’obiettivo? Tornare a contemplare Cristo e annunciare con verità e cattolicità (= per tutto il mondo) il Suo Amore. San Paolo, ripreso da pontefici di fede, diceva in un facile latino: instaurare omnia in Christo. Restaurare ogni persona e avvenimento sull’unico vero fondamento che è Cristo.

Pecorella: Uhm.. c’è una sottolineatura nella tua risposta che mi stava sfuggendo. “Pontefici di fede”. Eh eh.. Comunque, non ti nascondo che in certi momenti è forte il desiderio di agire, di far qualcosa per scuotere le pecorelle della propria comunità a reagire a questa situazione. Ma sembrano in stato di ipnosi. Al solo porre il problema ti guardano esterrefatte (l’espressione di una pecora esterrefatta non è il massimo!) e fanno finta di nulla, se va bene, altrimenti ti considerano una pecora.. nera! Che possiamo fare nel nostro quotidiano?

Pastore: Pregare con sincerità e fiducia in Dio. Testimoniare coraggiosamente la vera fede cattolica (anche a costo da farsi ridere in faccia da confratelli, familiari, colleghi…). Coinvolgere i più giovani nel cammino di santità: allegria, studio (dedizione nel proprio dovere), preghiera.

Pecorella: Grazie delle indicazioni. Sicuramente la preghiera ci aiuta e ci fa sentire vicino Dio che non ci abbandona. Mai!
Per quanto riguarda i più giovani, uno dei problemi più attuali, soprattutto per gli adolescenti, è la difficoltà di concentrarsi, probabilmente per i molti input che ricevono da vari strumenti, lo smartphone su tutti. Ecco quindi l’ultima domanda. Coinvolgere i giovani è certamente la nostra missione ma come tenerli “concentrati” sul cammino di santità quando le distrazioni del mondo e, come detto, anche di una parte dei pastori della nostra Chiesa, non sono trascurabili?

Pastore: Senza pretendere di avere in mano ricette come per un farmaco (la persona umana è molto più di un suo aspetto magari malato). Tre parole chiave: tornare a riconoscere il vero amore. Dialogo schietto, fatto soprattutto di ascolto. Intelligenza delle mani.

  1. Non solo i ragazzi o gli adolescenti, ma quanti quarentenni e oltre confondono una cotta per un innamoramento; un fugace colpo di fulmine con il vero amore. Le statistiche, con immensa sofferenza, non perdonano. E i figli soffrono, come incatenati da qualcosa che non sanno spezzare. Non è che sia da tornare a guardare alla sorte dei figli, dei nipoti della generazione sessantottina?
  2. Perché, quando vado in pizzeria con amici, vedo la gran parte delle coppie giocare e messaggiare ognuno con  il proprio smartphone, senza rivolgere una parola, uno sguardo alla bellezza in persona che hanno di fronte.
  3. Ho incontrato un amico di famiglia. Mi ha presentato il figlio almeno 35nne e me l’ha definito come il filosofo. Effettivamente è laureato in filosofia. Io gli ho chiesto in che modo stesse facendo fruttificare le sue conoscenze: come si guadagna il pane? “E’ disoccupato poverino”, risponde per lui il padre di professione psicologo. Mi sono allontanato per non scatenare la mia violenza. Conosco un panettiere che, nel giro di un anno,  ha dovuto cambiare più di 8 giovani apprendisti, perché l’orario era troppo faticoso: dalle 5.00 alle 12.00: 7 ore di lavoro, 1600 euro di paga più due ore di straordinario al sabato fino alle 14.00. Nella nostra scuola ci sono centinaia di ragazzi che non hanno nessuna voglia di studiare, ma messi di fronte ad un impianto elettrico, un’automobile da riparare, un tornio, una saldatrice fanno meraviglie E TROVANO TUTTI LAVORI CHE PIACCIONO E SONO BEN RETRIBUITI. Perché invece, in altri contesti, ci sono genitori che si vergognano se il figlio chiede questa strada?

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Laico cristiano cattolico smarrito

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