Concentrazione

Risolleviamo lo Spirito (nostro) nonostante alcuni pastori e certe diocesi (vedi articoli seguenti)

Una donna andò decisa dal prete e disse: “Reverendo, non verrò più in questa chiesa.”
Il prete rispose: “Ma perché?”
♦ La donna disse “Ah! Ho sentito una sorella che parlava male di un’altra sorella; un fratello che non sapeva nemmeno leggere bene; ho visto il gruppo di lode che non ha una vita di testimonianza; le persone durante il servizio guardano il proprio telefono… queste in mezzo a tante altre cose sbagliate che ci sono in questa chiesa”.
♦ Il prete replicò

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Tutto è dovuto?

Breve storiella introduttiva

Un genitore si presenta ad un preside (ora si dice dirigente) e chiede di iscrivere la figlia al liceo classico poiché la figlia e loro, in qualità di genitori, ritengono quello classico il miglior diploma.
Il dirigente resta attonito e chiede: “Perché venite da me per l’iscrizione? Si fa online e non ci dovrebbero essere problemi”. La madre prontamente risponde: “Un problema c’è! Sono Latino e Greco!”
Il preside (in realtà dirigente) ancor più perplesso chiede: “Non capisco. Sono le discipline portanti della formazione classica ed i nostri docenti sono veramente bravi”
La madre: “No, non ci siamo capiti. Volevo chiederLe se si possono togliere queste due discipline. Oppure esonerare dalla frequenza delle stesse mia figlia. Sa, al giorno d’oggi, queste lingue morte non servono più!”
Il preside (sì, a questo punto è preside perché presidia la formazione classica!) sbalordito risponde: “Gentile signora, non ci siamo. Se per la formazione di sua figlia non desidera queste due discipline non può che scegliersi un’altra scuola! Arrivederci”. E con modi garbati la saluta e la invita ad uscire. La madre se ne va urlando e brontolando che è inconcepibile negli anni duemila una situazione di questo tipo!

Beh, che ne pensate? Mi pare evidente dove stia la ragione (ed il buon senso), no?
Questo aneddoto mi è servito per introdurre l’esperienza che ho vissuto tre giorni or sono.

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Lo specchio vanitoso

Uno specchio, antico e prezioso, iniziò a porsi dei dubbi. Ogni volta che qualcuno gli si parava davanti notava espressioni o gesti particolari. Chi si sistemava i capelli, chi socchiudeva gli occhi, chi li sgranava, chi passava la lingua davanti ai denti anteriori con la bocca chiusa, qualcuno si metteva di profilo e addirittura, qualcun altro si metteva di spalle contorcendosi per rimirare il proprio posteriore. Quello però che sorprendeva di più lo specchio erano le frasi che uscivano dai soggetti che si ponevano davanti a lui. “Che occhi!”, “Mamma mia, devo farmi la barba”, “Meglio se sto a casa oggi!”, “Son proprio bello!”…
Insomma.. possibile che uno gli si mettesse davanti e invece di fargli apprezzamenti se ne uscisse con tali espressioni che nulla avevano a che fare con lui? Non riusciva a comprendere.
Ma un giorno un tale gli si pose davanti. Si pose degli occhiali sul naso e continuava a muovere il capo. Ad un certo punto il riflesso sugli occhiali gli svelò l’arcano: il tipo non stava scrutandolo ma si rimirava sull’immagine che lui stesso, lo specchio, stava producendo.
Questo lo sconvolse per un po’ di giorni. Continuava a pensare: “non è me che guardano!”.

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