Le basi della dottrina cristiana

Da https://gloria.tv/article/2vyEMGiQqGpY1DRKd6CnEfzbe i 14 punti fondamentali della nostra fede. Ecco i primi 5 punti:

1. Siete voi cristiano?
Si, io sono cristiano per grazia di Dio.

2. Perché dite voi: per grazia di Dio?
Io dico per grazia di Dio, perché l’essere cristiano è un dono tutto gratuito di Dio, che noi non abbiamo potuto meritare.

3. Chi è vero cristiano?
Vero cristiano è colui che è battezzato, che crede e professa la dottrina cristiana e obbedisce ai legittimi Pastori della Chiesa.

4. Che cosa è la dottrina cristiana?
La dottrina cristiana è la dottrina che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la strada della salute.

5. È necessario imparare la dottrina insegnata da Gesù Cristo?
E certamente necessario imparare la dottrina insegnata da Gesù Cristo e mancano gravemente quelli che trascurano di farlo.

Le priorità di ogni Cristiano

In questo articolo http://www.totustuus.it/mons-negri-le-sfide-della-fede/ si riprende una lettera di Mons. Negri in cui si chiariscono le priorità della Chiesa del futuro che sostanzialmente si riassumono in

Dobbiamo dire con la nostra esistenza (prima ancora forse che con le nostre parole) che la fede vale più della vita: che il senso del mangiare e del bere, del vegliare del dormire, del vivere e del morire – cioè dell’esistenza, ossia della sua articolata, faticosa e dolorosa esperienza, ma anche del suo lieto muoversi – è la Fede.
Noi non possiamo limitarci a dire che l’umanità ha tanti problemi da risolvere e che noi ci apprestiamo ad aiutare a risolverli, in parte perché non siamo così sprovveduti da pensare che noi potremmo risolvere tutti i problemi materiali, economici e sociali.
Noi dobbiamo dimostrare che la fede, svolgendosi nella nostra vita e diventando testimonianza, è capace, sulla base dell’annuncio di Gesù Cristo, di arrivare a tutte le conseguenze della vita personale, della vita familiare, della vita sociale, della vita nazionale e internazionale

Interessante anche la prospettiva con cui si deve vivere, da cristiani, l’accoglienza degli immigrati:

Approfondisci

Chiarezza e Verità

Un primo articolo dal blog di Costanza Miriano sulla confusione di un “pastore” (?)
https://costanzamiriano.com/2018/02/05/come-puo-la-chiesa-chiedere-fedelta-al-peccato/

Il titolo chiarisce subito la questione: Come può la Chiesa chiedere fedeltà al peccato?
E il richiamo è rivolto ad un sacerdote (?) che invita gli omosessuali alla fedeltà nella loro relazione.
L’articolo è, come al solito chiaro, ma in questo caso, anche piuttosto veemente proprio per la gravità delle scelte di questo prete torinese.

Grazie a Dio, qualche prelato – il Vescovo di Torino! – che conosce i fondamentali (Catechismo della Chiesa Cattolica) richiama tutti all’ordine precisando che

Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento proposto in Diocesi. Esso vuole dunque aiutare le persone omosessuali a comprendere e realizzare pienamente il progetto di Dio su ciascuno di loro.
Ciò non significa approvare comportamenti o unioni omosessuali, che restano per la Chiesa scelte moralmente inaccettabili: perché tali scelte sono lontane dall’esprimere quel progetto di unità fra l’uomo e la donna espresso dalla volontà di Dio Creatore (Gen. 1-2) come donazione reciproca e feconda. Questo però non significa non prendersi cura dei credenti omosessuali e della loro domanda di fede.

http://www.diocesi.torino.it/site/pastorale-degli-omosessuali-intervento-di-mons-nosiglia/

Un invito per i laici

Perché oggi non possiamo essere clericali:

http://www.totustuus.it/perche-oggi-non-possiamo-essere-clericali/

Un estratto di questo interessante articolo, stimolante sicuramente:

Te Deum laudamus perché è questa la sfida che, col Tuo aiuto, ci chiami ad affrontare.
Sapere che non ci sono altri che assumono le responsabilità che toccano a noi. E che anzi tra coloro da cui attendiamo sostegno qualcuno scompare sul più bello, o addirittura fa l’occhiolino al nemico.
All’inizio non comprendiamo, come don Camillo, nella Biblia pauperum guareschiana: andiamo a lamentarcene davanti al Crocifisso, e Lui, con le braccia aperte e con le mani forate, ci ricorda senza rimprovero: «E che dovrei dire io?».

Te Deum laudamus perché, nel tempo e nelle difficoltà nelle quali ci fai vivere, ci poni nella necessità di non essere clericali.
Di affiancare la fedeltà alla Chiesa e al suo magistero – quello vero, non quello filtrato da Repubblica – con la virile consapevolezza che non ci sono altri che recitano la parte che ci hai dato.
Di amare i pastori, essere loro devoti e pregare per loro pur quando si fanno perdere di vista o piantano cartelli sbagliati: ma se ciò avviene nel terreno che ci compete come laici è a noi che spetta.
Fermarsi in attesa di veder comparire il cartello grande, chiaro e lucido fa perdere quel tempo che ci hai donato come un talento, per essere commerciato e non occultato.
Te Deum laudamus perché ci vuoi uomini; di fiduciosa preghiera, ma anche di azione responsabile, in un momento di così accentuata irrilevanza, e quindi di sacrificio.
Il nostro, non quello degli altri.